L’Eremita
Dentro l’Anima
Il vocabolario Treccani definisce l’Umanità anche come una ricerca interiore dell’uomo che affronta i suoi difetti, le debolezze, le imperfezioni, le gioie e dolori.
Ho deciso di esplorare questo aspetto dell’Umanità attraverso l’individuo che anziché far parte della società, ha deciso di ritirarsi ad una vita di solitudine, alla contemplazione ed al lavoro di sussistenza e isolarsi nella natura, nella ricerca di sé stesso, della preghiera a Dio e al servizio dell’umanità. Di questa categoria di persone fanno parte Gli Eremiti, che in Italia sono più di duecento: non confessionali, atei e di diverse credenze religiose.
Nell’immaginario, l’eremita è una persona che ha scelto di vivere isolata dalla società, in un luogo remoto e alla ricerca di uno stile di vita non frenetico, con tempi lenti scanditi dai ritmi della natura e dallo scorrere delle stagioni. Ci ricorda il deserto, la solitudine e la privazione di qualsiasi piacere corporeo o materiale.
Questo mio progetto affronta dunque la ricerca dell’umanità interiore da parte dell’individuo attraverso la storia di Pietro, conosciuto da tutti come “Pietro l’eremita”. Pietro ha 70 anni e dall’età di 15 anni che ha girato il mondo in lungo e in largo alla ricerca della sua pace interiore, trovandola nella fede in Dio all’età di 30 anni. Dopo qualche anno trascorso in un convento ha deciso di ritirarsi in mezzo ai boschi in una località umbra, dedicandosi alla preghiera e alla natura creata da Dio.
Ho cercato di esplorare questi aspetti per cercare di capire la filosofia dell’eremita e le sue discipline che riguardano l’aspetto umano, quello interiore personale, ma con un forte legame col resto dell’umanità.
Yafit Tamir Calderoni
Biografia
Yafit è nata in Israele, figlia di emigrati dall’Iran; in famiglia si è sempre respirata l’arte grazie a sua madre, artista a tutto tondo che le ha trasmesso l’amore per la pittura.
Frequenta l’Istituto d’Arte e l’Università di Gerusalemme dove si laurea in Storia dell’Arte e Letteratura Generale. Si trasferisce in Italia nel 2000 inizialmente per studiare restauro ma poi per vari motivi personali abbandona il progetto e frequenta un corso di oreficeria, un mestiere che le ha permesso per un certo periodo di dare sfogo all’estro creativo disegnando gioielli.
Scopre la fotografia da giovanissima grazie a suo nonno che le regala la prima macchina fotografica:
“La fotografia mi ha sempre accompagnato nel corso della vita, fin da ragazzina, quando mio nonno mi regalò una vecchia macchina fotografica russa con la quale mi sbizzarrivo a fotografare durante le varie gite di famiglia.” YTC
Approccia il genere fotografico architettonico solo recentemente, traendo ispirazione dal gruppo social di fotografia di architettura ArchiMinimal e subito si appassiona, pur rammaricandosi di non averlo conosciuto prima ed avendo così perso tante occasioni fotografiche nei suoi viaggi passati. E’ attratta dalla linearità delle opere architettoniche e dal minimalismo ma anche dal genere fotografico del reportage.
Nel estate di 2018 ha cominciato a fare un progetto fotografico sull’immigrazione, un tema sempre più attuale. Così, ha deciso di fare un reportage all’interno dell’Hotel House, un palazzo di 17 piani a Porto Recanati, coabitato da gente proveniente da diverse parti del mondo. Il progetto l’ha appassiona molto anche perché ha conosciuto persone fantastiche che con grande umanità le hanno aperto le loro case e i loro cuori e le hanno raccontato le loro storie personali.
La fotografia è per lei anche un modo di esprimere sensazioni, stati d’animo, istanti di quotidianità e da questo punto di vista il genere “Street” è quello che l’appassiona di più.